Le prime relazioni del bambino

Le prime relazioni del bambino

La mia vacanza estiva è cominciata mettendo in valigia il nuovo libro di Lynne Murray “Le prime relazioni del bambino“, della casa editrice Cortina.
A mio avviso, sono piccoli, ma fondamentali, i dettagli che rendono un manuale di psicologia dello sviluppo una lettura che può essere realmente utile per le persone che vivono o che lavorano a stretto contatto con i bambini. Innanzitutto il punto di vista dell’autrice: Lynne Murray ha scritto questo libro partendo dall’idea che quello che i genitori fanno inconsapevolmente e spontaneamente è spesso volto a favorire lo sviluppo del bambino, pertanto la sensazione che questo libro lascia è proprio una maggiore fiducia: i genitori possono affidarsi maggiormente al loro intuito. È sufficiente fare insieme ai figli attività semplici, per stare bene con il proprio bambino e favorire il suo sviluppo.

Collaborare in un'attività Il libro nasce dallo studio e dall’elaborazione dei video che L. Murray ha registrato riprendendo le relazioni del bambino nei primi due anni di vita dentro casa, nei gruppi di gioco, al nido. Il vantaggio di questo tipo di studio, che si basa sull’osservazione del bambino nel suo  contesto relazionale, consiste proprio nel mettere in evidenza, fotogramma dopo fotogramma, come il comportamento del bambino e dell’adulto che si occupa di lui sono fortemente in relazione. Quello che potrebbe apparire inspiegabile trova, quindi, delle ragioni nel comportamento della persona con cui ci si relaziona.
La tecnica del video feedback consente di osservare da un nuovo punto di vista, acquisendo una nuova prospettiva e la consapevolezza che il punto di vista del bambino è diverso dal nostro. Ed allora possiamo cominciare a domandarci:
– Quale reazione provoca in me quel comportamento ,”capriccio” del bambino?
– Quali VISSUTI PERSONALI mi riporta a galla?

Il primo capitolo tratta lo sviluppo sociale del bambino, è proprio, infatti, nelle relazioni sociali, che si promuove l’acquisizione di tutte le altre abilità.
Attraverso lo studio delle interazioni sociali, sequenza per sequenza, diventa evidente come le modalità di risposta del genitore, l’intensità, la tonalità emotiva, veicolano segnali importanti sul significato che viene attribuito al comportamento del bambino. Anche all’interno di una stessa cultura è presente una considerevole varietà nei modi in cui i genitori rispondono ai comportamenti del bambino e le differenze probabilmente riflettono i sentimenti ed i valori di ciascun genitore e il significato che questi attribuisce al comportamento del proprio figlio.
L’ultimo capitolo è dedicato allo sviluppo cognitivo del bambino. Anche in questo caso il modo in cui i genitori si adattano alle iniziative del bambino può dare un contributo importante ai suoi progressi. I genitori possono favorire lo sviluppo in molti modi, per esempio con alcune forme di gioco e, in particolare, attraverso la lettura ad alta voce di libri insieme al bambino (il cosiddetto “book sharing” o lettura condivisa). Questa attività, infatti, favorisce lo sviluppo linguistico e l’acquisizione di un insieme di abilità fondamentali per l’apprendimento della lettura e della scrittura. Uno degli scopi di questo libro è poi proprio quello di diffondere questo tipo di attività anche nelle aree più povere del mondo, per cui una parte del ricavato delle vendite sarà devoluto al progetto “Baby Book-Sharing” (lettura condivisa nella prima infanzia) di Khayelitsha, un sobborgo di Città del Capo. Ecco, quindi, la ragione in più per scegliere questo manuale dello sviluppo.

Voglio, infine, concludere con un altro aspetto che rende, a mio avviso, questo manuale particolarmente utile per chi spende le proprie giornate a contatto con i bambini. Nel secondo capitolo, nel quale si parla della relazione tra stili di accudimento e attaccamento, vengono riportate diverse videoregistrazioni di momenti difficili da gestire come potrebbero essere, per esempio, i primi giorni dell’allattamento. Ho particolarmente apprezzato le immagini che riprendono un neonato di appena una settimana alle prese con il seno materno, ecco io vorrei nelle nursery degli ospedali questo tipo di immagini che fanno vedere come un neonato affamato, posto di fronte al seno materno possa reagire anche agitandosi e facendo fatica ad attaccarsi.

Aiutare un bambino ad attaccarsi al seno

Solitamente è, invece, ben diversa l’immagine che viene messa in bella mostra in ospedale per far vedere un corretto attaccamento al seno, immagine di un bambino sereno, paffuto e…non più neonato. Possono essere necessarie, invece, parecchie settimane per avviare un buon allattamento e per “attaccare correttamente” il bimbo al seno. Vi parlo da mamma che ha all’attivo 62 mesi di allattamento distribuiti in maniera abbastanza diversa su tre figli. E ricordo come nei giorni post partum in ospedale stridevano dentro di me le immagini della corretta modalità di suzione, modalità che viene appresa, invece, pian piano attraverso continui, e a volte faticosi, aggiustamenti tra mamma e bambino.

#psicologiadeibambini

2 pensieri su “Le prime relazioni del bambino

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