Halloween seconda edizione

Anche questa volta non mi sono lasciata coinvolgere da zucche in bella mostra e dolci colorati. Halloween arriva regalandomi ogni anno vissuti contrastanti e la possibilità di fermarmi un attimo. Ritengo che il merito sia della festa di Ognissanti che la segue e che mi permette di vivere Halloween come un giorno di festa perché apre le porte al primo agognatissimo ponte dopo l’avvio dell’anno scolastico che, come avrete potuto dedurre dai miei silenzi, ha messo proprio a dura prova mammamari.
E così, se l’anno scorso il brivido di una recente maternità alle spalle, l’orario ridotto al lavoro per l’allattamento e le fantasie su una possibile nuova gravidanza mi facevano sentire carica e ottimista, questo autunno sono, invece, in modalità riflessiva/frastornata. Conservo dentro di me l’idea che potrò rimettere a posto tutti quei pezzettini che mi fanno sentire viva, mi cibo dei residui di entusiasmo dello scorso anno e penso che Novembre potrà essere il mese in cui ritrovarmi, piano pianissimo, attingendo a piene mani dall’energia che sprigiona l’ormai imminente anniversario della mia “quarta nascita”.
I costumi di Halloween dello scorso anno, la capacità che avevo di postare un articolo in improbabili, ma felici ritagli di tempo lasciano adesso il posto a obiettivi diversi che tengono in considerazione gli impegni scolastici e di studio di figlio n 1, la difficoltà di gestire i “terribile two” di figlia n 3 e la necessità di tenere in giusta considerazione il delicato rapporto con figlia n 2.
Oggi il mio obiettivo irrealistico, ma tanto desiderato era quello di riuscire a preparare i dolcetti fantasmino con e per i bimbi, l’obiettivo che, invece, ho perseguito è stato quello di raggiungere insieme a figli n 1, 2, e 3 la biblioteca del nostro paesello, lasciandoci accarezzare dai raggi di sole autunnale, certi che avremmo trovato storie, paurose e rassicuranti allo stesso tempo, da gustare.

Alla nostra selezione halloweeniana la figlia n 2 ha voluto aggiungere il libro dei puffi, per via del colore rosa. Mi ha spiegato che “c’è l’amore dentro” e se questo colore le rimanda questa idea sorrido e gioisco fantasticando sui colori con cui scegliamo di colorare la nostra vita.

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Bilancio Post Ferragosto

Alcuni dei ricordi che salvo di queste vacanze estive sono:
1. Vedere per la prima volta la mia Amica del cuore in versione mamma.
2. Le chiacchierate con sorella n. 2 mentre i nostri mariti gestiscono i nostri 6 figli tra le onde del mare.
3. Le chiacchierate con sorella n. 1 mentre di notte i miei figli dormono ed i suoi sono in giro con gli amici.
4. L’immagine di mia madre che come dice lei “rigenera” la pasta madre. Lei che è stata sempre avversa alla cucina, adesso cura la pasta madre che le ho donato e trova la forza di preparare quasi ogni sera l’impasto per i pancake, ripagata dalla gioia che i nipoti provano nel cibarsi di questa delizia.
5. La cucina prevalentemente vegetariana di mio padre che va incontro alle scelte di mio marito e mie.
6. La gioia di mio padre quando gli abbiamo regalato il suo primo tablet per il suo settantacinquesimo compleanno.
7. L’incontro annuale con le mie Amiche.
8. La spontaneità provata nel parlare liberamente con le persone che incontri, senza paura di invadere il loro spazio, utilizzando la mia parte siciliana libera di esprimersi in terra d’origine.
9. Il forte legame che ho sentito con la mia secondogenita quando, nella prima fase delle vacanze senza papà Lucky, sono riuscita ad occuparmi e a dedicarmi a lei.
10. WhatsAppare in orari notturni e mattutini con le mie amiche/sorelle mamme, sorridendo della nostra forza nel riuscire a sostenere anche in vacanza ritmi da lavoro.
11. I libri letti nelle notti e nelle fresche mattine di estate.

Nel cestino finiscono:
1. Le immagini dei rifiuti nelle strade.
2. I pensieri sull’incertezza lavorativa.
3. L’immondizia abbandonata sulla spiaggia.

Auguro tutti voi una rigenerante prosecuzione di vacanza e un soffice rientro alla routine con lo sguardo sempre aperto verso i cambiamenti possibili.

Casa “dolce” casa

Riemergo,  pronta a partecipare alla Staffetta di blog in blog, l’interessante iniziativa che consente di mettere in rete e in relazione diverse idee su un argomento comune scelto di mese in mese.

L’evocativo tema del mese di Luglio è: Casa dolce casa

L’immagine edulcorata e splendente che queste tre parole potrebbero evocare, contrasta e stride con il mio attuale vissuto legato alla gestione della casa.

Per chiarire i miei pensieri vi offro una piccola foto scattata qualche giorno prima del parto del mio primo figlio.

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Nello sfondo un piccolissimo scorcio del soggiorno che seguendo una lenta ed inesorabile trasformazione è poi diventato teatro di questi scenari:

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La mia ridente pancia ha contenuto, di gravidanza in gravidanza, esseri capaci di mettere alla prova un’ignota capacità di tolleranza e fiducia.

Tolleranza verso la loro voglia di sperimentare e scoprire quanto può essere contenuto in armadi, ripiani, cassetti. Fiducia verso quei rarissimi giorni che ogni tanto arrivano, giorni in cui i bambini riescono a giocare tra di loro lasciandomi intervalli di circa 10 min durante i quali riesco a portare a termine i miei piccoli tentativi di riportare la casa in condizioni per me accettabili.

Il fulcro della casa è spesso la cucina, cucina come luogo in cui viviamo per la maggior parte del tempo, cucina come luogo condiviso da tutti i membri della famiglia, cucina come spazio che più frequentemente viene ripulito e riordinato.

Faccio un salto indietro con la memoria e sorrido facendo riaffiorare i ricordi dei miei anni univerisitari in una casa condivisa con altre quattro ragazze. Ognuno di noi gestiva la propria stanza come voleva, ma c’era un tacito accordo che prevedeva un’efficientissima organizzazione pre e post-pasti che contemplava: lavaggio di tutti i piatti, pulizia del piano cottura, e pavimento della cucina spazzato e lavato QUOTIDIANAMENTE!

Ho incontrato successivamente persone che consideravano questa efficientissima organizzazione un tantino esagerata, primo fra tutti il mio Lucky, ma quando oggi guardo il pavimento della mia cucina vorrei tornassero in un attimo tutte e cinque le fatine di quegli anni universitari.

Quando ho aperto questo blog l’ho descritto come il blog di “Una mamma, anzi tre, e un mare di pensieri”. Diventare in soli quattro anni madre di tre figli mi ha permesso di sperimentare ad ogni nuova nascita un modo diverso di essere madre. Le “trasformazioni” del mio essere madre si sono manifestate anche nella gestione dello svezzamento che è stato profondamente diverso di figlio in figlio e che ha comportato effetti diversi sul pavimento della cucina e su di me. Io ho, finalmente, imparato a tollerare manine che stringono pezzettini di anguria trasformandoli in succo, piattini rovesciati sulla tavola e sul pavimento, biscotti sbriciolati ed utilizzati come pennarelli, camaleontici capelli pronti ad assumere i colori dei cibi.

Svezzamento figlio n.1 Lui ed io in cucina. Io felicemente realizzata nel cucinare e frullare sani cibi per lui. Pasti scanditi da canzoncine, lettura di libri, giochini che lo aiutavano a finire la pappa che gli imboccavo. Pavimento più o meno indenne.

Svezzamento figlia n.2 In cucina io, lei e l’altro (figlio). Pasti con menù differenziato preparati in un tempo che mi sembrava troppo lungo e in cui avrei preferito fare altro. Pranzi gestiti a due mani: mano che terminava con un cucchiaino verso la figlia n 2 e mano che terminava con una forchetta rivolta al figlio n 1. Madre profondamente affamata, ma fiduciosa del fatto che entrambi avrebbero avanzato un pò del loro pasto ed io invece di inventarmi canzoncine e storielle avrei potuto finalmente mangiare. Pavimento vissuto.

Svezzamento figlia n.3 Figlio n 1 a scuola, impegnato a parlare, raccontare, ascoltare e, talvolta, mangiare. Figlia n 2 felicemente impegnata nel mangiare autonamamente, sperimentando strategie e condividendo il momento del pasto con la mamma che mangia serenamente mentre le  figlia n 3 è attaccata al seno. Poi arriva un momento in cui la figlia n 3 mostra interesse verso il cibo ed allora, via libera al sano autosvezzamento che consente di mangiare tutti insieme, gongolandosi per come l’ultima arrivata sia capace di mangiare con gusto e soddisfazione per poi scoprire, a fine pasto, che la porzione che aveva con gioia terminato è per 3/4 sul pavimento della cucina e per 1/4 sulla sedia che conteneva la bambina, ma non importa, guardi il pavimento e pensi che si è appena conclusa un’importantissima esercitazione che le permetterà di sviluppare un’invidiabile coordinazione oculo manuale ed un’efficientissima motricità fine.

P.S. Come fare per pulire il pavimento dopo la cena se si devono anche portare a termine altri importanti compiti come: caricare la lavastoviglie, lavare, impigiamare, e accompagnare al sonno tre bambini tra gli 1 ed i 5 anni?

Consentendo all’intrepida figlia n 3 di completare la sua cena ehm, la sua esercitazione oculo-motoria, con il materiale naturale e biologico rimasto sotto il tavolo!!! ; )

Così ho nuovamente acquisito l’abitudine di lavare più o meno quotidianamente il pavimento-tavolo che viene abbonadantemente nutrito, a volte anche dissetato, ad ogni pasto dai miei figli.

Il nostro prossimo appuntamento con la staffetta è per il 15 del mese prossimo!

Vi saluto lasciando il testimone della staffetta a Carla che partecipa con il suo blog Manidimammacarla.

Buon viaggio di blog in blog, di casa in casa!

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Mammacheblog 2014

Ad una settimana di distanza dal Mammacheblog sento ancora sulla mia pelle i suoi effetti, mi nutro della carica energetica assorbita nei due giorni di “raduno” di mamme blogger.

Dalla giornata di formazione mi porto dietro una fantastica TO DO LIST di miglioramenti da apportare a questo basicissimo blog. La giornata di formazione mi ha messo vis à vis con le mie profonde lacune relative al mondo digitale, ma le persone che mi circondavano mi hanno dato la possibilità di credere che pian piano ce la posso fare, un passo alla volta, scambiando informazioni, condividendo saperi. Perchè la logica che adoro del mondo digitale è proprio quella che valorizza il potere della condivisione.
I workshop previsti per la prima giornata si sono succeduti con un ritmo serrato, ma noi mamme siamo, comunque, riuscite a ritagliarci tanti momenti per parlare, confrontarci, abbracciarci realmente. Durante la pausa caffè, l’attesa di un treno, ma anche durante le lezioni stesse, non siamo riuscite a stare in silenzio e abbiamo fatto tesoro di ogni attimo per continuare a tessere i fili della nostra rete.

La seconda giornata è stata un vero e proprio Social Family Day, quest’anno il sole ci ha fatto compagnia e così la gestione dei bambini è stata per me molto più leggera rispetto allo scorso anno, il prato ha potuto accogliere nudi piedini.
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Storia ben diversa da quella dello scorso anno quando mio marito ed io avevamo dovuto “trascinare” sotto la pioggia passeggino e figlio n.1, figlia n.2 e figlia n.3 (caso volle che proprio quel giorno il nostro figlio maggiore avesse un fortissimo dolore alle ginocchia che non gli permetteva di camminare!).

Condividere insieme a marito e figli questa giornata l’ha trasformata proprio in una festa e poter conoscere bimbi e mariti delle amiche blogger ha reso la giornata ancora più ricca.

Come speravo, ho potuto condividere questi giorni con Daniela e Ramona, ho poi conosciuto di persona Michela che per me, fino a quel momento, era “soltanto” l’autrice di quei pensieri forti, gridati e sinceri, che avevo letto nel suo blog be sweet be a mother.
In tutto questo fragore mi sono, però, persa Laura (l’autrice di Parola di Laura, non mia figlia) e anche, udite udite, Ester, in arte Konserufu mama, con la quale, per svariate ragioni che potrete scoprire curiosando nel suo blog, mi sento in grande sintonia in questa fase della mia vita, ma al Mammacheblog non l’ho incrociata : (
Ho già, quindi, pronta una lista di persone, pronta ad aumentare, che vorrei incontrare al Mammacheblog edizione 2015.
Menomale che, però sono riuscita a complimentarmi di persona con Barbara e Claudia, l’ “alta gamma” delle mamme blogger ; )

Coltivare la memoria

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Credere nella legalità e nella giustizia, scegliere di rispettare la legge, perché lottare contro la mafia si può, giorno dopo giorno, coltivando l’onestà.
Oggi continuo a credere nella Chiesa, dove Chiesa significa padre Puglisi, continuo a credere nello Stato che ha il nome di Falcone e Borsellino, mi sforzo di credere nella politica che forse un giorno potrà di nuovo degnamente coltivare il ricordo di Pio La Torre.
Oggi, 23 maggio, nel mio cuore conservo e scelgo di condividere il sorriso generoso di Giovanni Falcone.
Nel 1992, alle 17.58, il tempo si era fermato, adesso tocca a ciascuno di noi ripartire da lì.

A poche ore dal Mammacheblog

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Qualche minuto di sonno tranquillo di Laura e io mi concedo il lusso di ricamare pensieri, stirare emozioni. Mancano ormai poche ore all’atteso appuntamento con il Mammacheblog, domani potrò incontrare le amiche di tastiera, per abbracciarle e studiare insieme a loro. Eh si, domani farò i conti con la mia profonda ignoranza immergendomi in lezioni che spero si tradurranno in una carica energetica della quale beneficeranno blog, figli, marito e affini.
La possibilità di incontrare persone con le quali scattano scintille e la possibilità di ritornare a Milano mi provocano una gioia che fatico a contenere.
È trascorso un anno dalla scorso Social Family day che coincideva con la nascita di questo blog, allora avevo rinunciato alla giornata di formazione perché avrei dovuto portare con me la piccola Laura che allora era in versione fagotto desideroso di tetta, coccole e attenzioni e così avevo scelto di partecipare soltanto alla seconda giornata che apriva le porte a mamma, papà e figli.

Adesso Laura è capace di trascorrere le sue giornate giocando allegramente e così tra qualche ora partirò in direzione mammacheblog. A darci il benvenuto troverò il team di Fattore Mamma e Retelab, che che ci introdurranno alle sessioni di MomClass. La mattina comincerà con Giacomo De Vecchi che curerà l’incontro “fotografare per il blog” e io immagino che scoprirò il nome di quel “qualcosa” che manca alle mie foto e magari potrò con fiducia tentare di puntare verso risultati un pochino migliori.
Poi incontrerò Enrica Crivello con la quale analizzeremo l’uso di Facebook e Twitter per il blog e io sogno di vincere, una volta per tutte, la pigrizia che mi ha tenuto lontana dall’uso “bloggesco” di questi strumenti.
PAUSA PRANZO: ho già previsto che avverrà una trasgressione alla mia alimentazione prevalentemente vegana, perché vuoi mettere il piacere immenso che si prova nel condividere cibo e parole?
Pomeriggio con Enrico Epifani e la “SEO Mamma”, inizierò a essere più strategica? Non credo, ma mi incuriosisce proprio poter scoprire qualcosa in più su questo mondo SEO.
E per finire, lezione di camminata sui tacchi con Veronica Benini, SCHERZO ; ) mi ero iscritta veramente a questa sessione, ma quando ho letto che i tacchi avrei dovuto portarli sul serio l’immagine mentale di me sui tacchi mi ha fatto subito cliccare su annulla e optare per la lezione di Claudia Mencaroni “Stile e lavoro”, il titolo suona già benissimo.

Adesso corro a far tesoro di qualche ora di sonno.

Festa della mamma

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Auguri Mamme!
Quante volte dopo la nascita dei nostri figli ci siamo sentite così? Come pezzetti di lego scomposti e sparpagliati. E poi, con tanta pazienza, abbiamo imparato ad amare le inedite forme che i nostri figli hanno dato alle nostre vite e… alle nostre case ; )

Quando la notte

“Tu mi hai rimesso in braccio il mio bambino per sempre”
Con queste parole Marina fa sentire la forza che la lega a Manfred e che l’ha fatta sentire a lui connessa nei 14 anni che sono trascorsi da quella fuga in montagna 14 anni fa e che li ha fatti incontrare quando era in cerca di un rifugio con il suo bambino di due anni, in fuga da se stessa, dal suo stritolante ruolo di madre.

Questa sera mi ero seduta sul divano per allattare Laura, ho acceso la televisione e sono rimasta bloccata di fronte a immagini che avevo letto, scene, immagini raccontate nel libro “Quando una notte” di Cristina Comencini che avevo letto un paio di figli fa.
Una storia fortissima di una madre in fuga dai suoi sentimenti ambivalenti di amore ed odio, sentimenti che imparerà ad accettare.
Come Cristina Comencini racconta in un’intervista, “Quando la notte, è la storia di un uomo e una donna che non si conoscono e per scoprire chi è l’altro si ascoltano (…) È la storia delle differenze profonde tra l’uomo e la donna, congiunte da un bambino.”
Del film mi hanno colpito gli interni angoscianti, la madre che durante un interminabile pomeriggio di pioggia diventa prigioniera del proprio bambino. Il pianto del bambino durante la notte che diventa terremoto per l’instabile equilibrio della donna.
E poi i dialoghi tra Marina e Bianca, due donne, due madri che hanno provato che non si può dare per scontato l’amore materno e sanno aprirsi l’una verso l’altra, condividendo dei giorni che porteranno dentro per sempre.
Bianca che sostiene con gioia e fatica il suo ruolo di madre alimentandosi dello stupore che il marito lascia trasparire dai suoi occhi quando giorno dopo giorno scopre che la sua donna riesce a resistere e a crescere insieme ai suoi tre figli.
Di fronte a questi dialoghi tra madri, ai loro sguardi, ai loro silenzi sono scese in me le lacrime. Sono riaffiorate alla memoria le sensazioni di tregua dalla tempesta ormonale, emotiva, psicologica (e aggiungete tutto il resto che vi viene in mente) che il confronto con amiche mamme mi ha donato. La possibilità di esternare quella sensazione di non farcela più e la gioia che si prova a scoprire giorno per giorno che qualcosa di meraviglioso, ancora una volta, può iniziare.

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Ingarbugliamento

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Testa piena di bei racconti che aspettano di essere trascritti: le nostre vacanze pasquali in 10 (4 adulti e 6 bimbi) nel nostro appartamento con due camere da letto e un bagno; buoni propositi; passione per ogni nuovo giorno che inizia e, più o meno costante, sensazione di rimanere un pezzettino indietro, quel pezzettino che mi infastidisce come un sassolino dentro la scarpa.
E poi arrivo a quest’ora della notte, la mia consueta doccia notturna si è conclusa, decido di colorare le unghie, il lavello non è splendente, ma affacciarmi a questa finestra mi fa stare meglio, mi fa sentire che il mio “ingarbugliamento” può pian piano cessare.
P.S. Adesso Laura mi chiama, che sincronia!

Indossare abiti

Oggi riprende il nostro l’appuntamento con la staffetta di blog in blog, l’interessante iniziativa che ci consente di mettere in rete e in relazione le nostre idee su un argomento diverso scelto ogni mese.

Questo mese abbiamo scelto di partecipare in 17, confrontandoci sull’argomento “Nel mio armadio ho trovato…” ma il tema mi sarebbe calzato a pennello se avesse avuto come titolo “Nel mio armadio non ho trovato…”

Eh si, perchè cercare i vestiti al buio, cercando di non fare rumore per non svegliare la donna di 17 mesi che occupa il nostro lettone in camera non è un’impresa facile.

Tramite Koko Pi da un mesetto, però, sto frequentando un nuovo giro, quello delle Flyladiese lo so che vi viene da ridere, perchè se avete visto come diventa la mia casa dopo un pomeriggio di giochi in libertà sapete che gli obiettivi realistici del metodo Flylady sono ancora lontanissimi, ma intanto grazie alla routine del settimo giorno la ricerca degli abiti nell’armadio è diventata più semplice e piacevole perchè ogni sera, dalla domenica al venerdì, scelgo cosa indosserò il giorno dopo.

In questo modo riesco a trovare i miei vestiti e quando, nei mesi più impensabili, riesco pure a fare il cambio di stagione, nel mio armadio ritrovo pezzi della mia vita.

Se adesso provo ad andare a memoria, il pezzo più antico è un paio di leggins che avevo acquistato per correre, ai tempi dell’università (traduzione: circa 15 anni fa).

Ci sono poi dei capi, very chic and very expensive che appartengono a quell’era della mia vita in cui avevo un lavoro ben pagato, un fidanzato, zero figli, tempo e voglia di fare shopping.

E poi ci sono i capi che mi ha regalato Lui, Lucky. Gesti di amore che hanno saputo sempre fare centro nel mio cuore, centrando pure la taglia. Lo so che gioca facile, deve andare sempre di S o, ancor meglio, di XS perchè se mai il capo non dovesse andar bene, un errore in difetto di valitazione, in questo caso, si perdona con piacere ; )

Nel mio armadio ogni tanto arriva pure qualche nuovo acquisto realizzato da me in un manciata di minuti, al termine di una giornata di lavoro e con la voglia infinita di tornare presto a casa da Lucky e figli.

Armadio, quindi, fatto di pezzi forti, che funzionano da anni e aggiornato soprattutto con “new entry” che mi vengono regalate per i miei compleanni anche da amiche e sorelle.

Armadio che profuma di bambini e, nello stesso tempo, armadio un pò “attempato” perchè:

1. Pensare di comprare/provare vestiti portando con me i figli n 1, 2 e 3 significherebbe volersi male e… infliggergli un supplizio inutile;

2. Posso contare sull’aiuto di papà Lucky soltanto nel we e questi due sacri giorni li lascio alla condivisione di attività piacevoli con marito e figli (e lo shopping da loro non è contemplato tra le attività piacevoli);

3. Capita spesso che io voglia prendermi un momento tutto mio e la scelta verte sul partecipare ai corsi di cucina naturale di Lo e Miriam che mi hanno aperto nuove strade.

Nel mio armadio ho trovato le mie scelte passate e presenti. Fantastico su come potrà evolvere, intanto sto provando a renderlo sempre più essenziale e spazioso.

Adesso passo il testimone alla partecipante successiva, Luisa, in arte, NeoMamma On Board

Buon viaggio di blog in blog!

Il prossimo appuntamento con la staffetta sarà il 15 Aprile : )

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